La ripresa del campionato si avvicina
Archiviato il primo mondiale invernale con la grande vittoria dell’Argentina sulla Francia...
Paulo Roberto Falcao (Abelardo Luz, 16 ottobre 1953) è un allenatore di calcio ed ex calciatore brasiliano.
Ha giocato nel ruolo di centrocampista nell’Internacional, nella Roma e nella Nazionale brasiliana. Nel 2004 è stato incluso nella FIFA 100, una lista dei 125 più grandi giocatori viventi, selezionata da Pelé e dalla FIFA in occasione delle celebrazioni del centenario della federazione.
Falcão è commentatore della partite di calcio trasmesse da Rede Globo, e collabora come opinionista del giornale Zero Hora e dell’emittente Radio Gaúcha.
Considerato uno dei più forti calciatori brasiliani di sempre, era un centrocampista centrale elegante che svolgeva prevalentemente la funzione di regista, ma in grado di assolvere a una grande varietà di compiti, partecipando in egual maniera alla fase difensiva e a quella offensiva; fisico slanciato come un tedesco ma con una classe immensa tipica del calciatore brasiliano.
Francesco Graziani e Roberto Pruzzo lo hanno definito un “giocatore universale” e un “allenatore in campo” per le sue doti tecniche e caratteriali.
Per i Romani è sempre stato il Divino “Amore” oppure l’ottavo re di Roma. Le sue doti migliori? la classe, il tiro potente e preciso, la visioni di gioco, i lanci millimetrici, la sua regia in mezzo al campo considerata di altissimo livello; i goal di classe; all’occorrenza anche trequartista rifinitore. Immenso!
Un vero leader, capitano, sia per la Roma che per il Brasile, e anche uomo serio, professionale (mai capriccioso, violento, ricattatore e mercenario) come pochi al mondo.
Tra gioie e dolori, spicca su tutto il panorama calcistico inerente alla carriera di Falcào, una finale di coppa dei campioni persa all’ultimo, nella stagione 1983/84 giocata proprio a Roma tra (Roma e Liverpool), davanti a 80’000 “circa” tifosi giallorossi.
L’episodio chiave è legato alla lotteria dei calci di rigore, quando il “divino” leader di quella squadra, si rifiuta di battere il tiro dagli 11 metri; molti i misteri, le critiche, le chiacchiere da bar dello sport e da ufficio tecnico!
Per qualcuno non se la sentì…punto e basta! La causa reale? una quantità industriale di acido lattico nelle gambe; crampi a non finire…spossatezza e tutti quei mali stressanti dovuti alla competizione sportiva, molto importante la quale aveva assorbito energie nervose (dei calciatori romanisti) già da un bel pezzo…addirittura tra i 20 e i 30 giorni prima della competizione (ansia da attesa).
Resta il rammarico per quella partita persa all’ultimo – ai calci di rigore – oltre che per l’occasione unica di giocare la finale nel proprio stadio, anche e sopratutto perché quella Roma era superiore e di parecchio al Liverpool. La Roma primi anni 80 – dai campioni di cui disponeva – era considerata una squadra veramente speciale.
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