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La storia tragica di Marco Pantani è nota a ogni appassionato, senza dubbio è stato uno dei più grandi “scalatori” di tutti i tempi, poi la squalifica per doping, la depressione, la morte causata dall’abuso di stupefacenti.
A 22 anni vince il Giro d’Italia per dilettanti, l’anno dopo esordisce in quello professionistico ma si ritira per una tendinite. Nel 1995 ha un incidente con un automobile mentre si stava preparando per il Giro e poi un grave incidente durante la Milano Torino, viene investito da un fuoristrada che procedeva contromano in sede di gara.
Nel 1997 sempre al Giro cade per via di un gatto che gli attraversa la strada, finisce la tappa ma riporta una lesione muscolare. Stavolta l’infortunio è meno serio, al Tour de France si comporta bene e finisce terzo dietro Jan Ullrich e Richard Virenque che aveva staccato nelle due tappe di montagna vinte. l’Alpe d’Huez e Morzine.
Il 1998 è l’anno del trionfo, la storica accoppiata di vittorie al Giro d’Italia e al Tour de France. Appena un anno dopo al Giro d’Italia il noto episodio del controllo dell’ematocrito a Madonna di Campiglio e la squalifica. La parte finale della carriera di Pantani non sarà più ai livelli precedenti la squalifica, subentreranno la depressione e l’uso di stupefacenti e infine la tragica morte nella stanza di un residence.
Molti tifosi, soprattutto italiani, non si sono mai rassegnati alla caduta del loro mito resa tragica dalla morte, negli anni si sono susseguite, in maniera tipicamente italiana, le illazioni più fantasiose su complotti della mafia delle scommesse e altre amenità del genere, c’è chi ama ricordare che Pantani non è mai risultato positivo a un controllo anti-doping (l’ematocrito alto è una prova indiretta dell’assunzione di EPO non è la sostanza) , in realtà come è un dato di fatto che Pantani è stato uno dei più grandi scalatori di tutti i tempi è un dato di fatto che utilizzare l’ematocrito come cartina di tornasole dell’uso di EPO non è una pratica una tantum utilizzata per Pantani, è un dato di fatto che Christina Jonsson sua fidanzata per sette anni ha confermato l’uso di sostanze dopanti e non si capisce perché avrebbe dovuto mentire, Pantani è stato un grande talento del ciclismo messo alla prova da ben due incidenti e due brutte cadute che ne hanno ostacolato la carriera e si è rivelato un uomo fragile emotivamente, questi sono i fatti.
Va anche ricordato che da un’altra inchiesta si è “salvato” in quanto pur risultando la certezza processuale (per la giustizia sportiva) dell’uso di sostanze dopanti i fatti si riferivano a un periodo in cui non era reato.
Rispetto per i morti certamente, inoltre possiamo convenire che Pantani non sia Armstrong, le sue vittorie non sono state revocate, ma arrivare a fare un’agiografia che lo mostri come vittima di oscure macchinazioni proprio non lo condividiamo.
Profonda comprensione e rispetto ma Pantani è stato vittima di se stesso prima di tutto e, per chi ci crede, del fato che con lui non è stato benigno.
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Chi era e chi è stato Marco Pantani? Sicuramente è iniziata un’altra tappa per il Campione: la tappa della verità.
In quella notte di Rimini, in quel 14 febbraio 2004, che per molti è una data fatidica, il Pirata è stato trovato morto: si diceva e si parlava di suicidio, ma oggi la verità sembra molto diversa.
“Sedici anni fa, il 2 agosto (1998) Marco vinceva il Tour de France e quest’anno, a 10 anni dalla sua morte, mentre Cesenatico festeggiava la sua notte gialla non più dedicata a lui vi do una notizia. A tutti i tifosi e a quelli che hanno creduto e voluto bene al mio Marco, il caso è aperto per omicidio”. Così su Facebook la mamma del Pirata, Tonina. Il messaggio, in riferimento alla decisione della Procura di Rimini di avviare una nuova inchiesta sulla morte del Pirata.
Il Pirata non sarebbe morto per aver assunto in modo volontario cocaina e in solitudine, nella stanza D5 presa in affitto al Residence Le Rose di Rimini. Secondo l’avvocato Antonio De Rensis e secondo il medico-legale del prof. Francesco Maria Avato, che assistono la famiglia Pantani, quel 14 febbraio 2004, Marco sarebbe stato prima picchiato da persone che probabilmente conosceva e a cui avrebbe aperto la porta, poi, una volta stordito, sarebbe stato ucciso facendogli ingerire una grande quantità di cocaina diluita in acqua. Un’ipotesi che contrasta in modo evidente con le conclusioni delle vecchie indagini.
Sul caso della morte del Pirata esiste un buco di circa 130 minuti nel video in possesso della polizia scientifica: però si evince, come detto sopra, che non fosse solo e che il suicidio sia stato simulato. Mentre si tratterebbe di omicidio.
Dopo dieci anni non sarà semplice dimostrare l’esistenza di un’imputazione di omicidio volontario: basti pensare che negli anni la struttura alberghiera è stata completamente modificata (quindi scomparsi tutti i possibili indizi o prove), ma soprattutto perché l’ipotesi più probabile e accreditata è che, se davvero qualcuno è entrato in quel bilocale e ha picchiato Pantani, è possibile che lo abbia fatto per fargli pagare un “errore”: di quale errore si tratti non è dato sapere.
Dopo l’accusa di doping del 1999, l’anno più difficile per il Pirata, quando aveva in mano il Giro d’Italia e fu estromesso dalla corsa per un valore di ematocrito superiore dell’1% dai normali valori, cominciò la discesa. Infatti fu l’episodio che segnò la fine della carriera ad alti livelli di Pantani. Nonostante alla fine non fosse risultato positivo ad un controllo antidoping, le accuse si sprecarono e furono in tanti a denunciare il suo uso di sostanze dopanti.
E’ dunque facile pensare che dopo il 1999, il Campione sia diventato un uomo disperato, preda dei suoi demoni e della sua totale dipendenza dalla droga. Ma probabilmente non “fuori di testa”. Come ha affermato il proprietario dell’ultimo ristorante dove Marco andò a cenare: “L’ho trovato stanco ma lucido, mi disse di tornare il giorno dopo con mio figlio che voleva l’autografo».
Nel cuore dei tifosi Marco Pantani sta continuando a salire le vette cercando la verità della sua morte: e speriamo che tale verità venga a galla.
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