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Sguardo truce, un tatuaggio maori sulla parte sinistra del viso, un fisico massiccio, così si presenta oggi Mike Tyson, uno dei più grandi campioni della boxe. In effetti con un fisico asciutto e imponente come il suo e un carattere piuttosto aggressivo, fare il pugile non poteva che essere il destino di Tyson.
Famoso per le sue intemperanze, con donne, con uomini, con giornalisti, non stupisce che la sua non sia stata una vita semplice. Mike Tyson è un combattente, da sempre, e non solo sul ring. Nato a Brooklyn il 30 giugno 1966, passa la sua infanzia in uno dei posti più pericolosi di New York. Da subito capisce che o colpisci o vieni annientato: se, infatti, per la sua testa grossa e il suo amore per i piccioni, viene inizialmente preso in giro da compagni e amici, diventa già a 11 anni pericoloso e cambia atteggiamento. Comincia a picchiare e a colpire chi lo prende in giro, lascia la scuola e già a 12 anni è stato arrestato per ben 38 volte! Da ragazzino timido e sensibile diventa il più temuto del pericoloso quartiere: fa parte di una temuta gang dal caustico nome “I picchiatori sorridenti”. Finisce spesso in riformatorio e sempre si ritrova a fare a botte e a cacciarsi in guai, fino a finire nel riformatorio per irrecuperabili di Tryon.
Proprio il riformatorio di Tryon, dove il giovane Mike ama allenarsi nella boxe, rappresenta il colpo di fortuna. Il secondino ed ex pugile professionista Bobby Stewart lo nota per la sua stazza e per la sua propensione per la boxe. Decide di presentare il ragazzo a Cus D’Amato, uno dei più famosi e mitici allenatori di grandi campioni di pugilato, come Floyd Patterson e Josè Torres.
A un grande talent scout come Cus D’Amato un giovane promettente e straordinario come Tyson non poteva sfuggire. Infatti gli permette di tutto quando lo fa entrare nella sua scuola: di essere irrispettoso con i suoi allenatori, come Teddy Atlas, con gli altri ragazzi della scuola, ma anche con lui. Teddy Atlas spiega questi favoritismi di D’Amato verso Mike proprio in funzione di un talento da campione. A Cus D’Amato interessa solo questo: poter avere un altro campione per le mani. Addirittura adotta legalmente Mike Tyson, dopo la morte per un tumore della mamma, e diventa suo tutore e guida. Grazie al pugilato il giovane Mike riesce a stare per un po’ lontano dai guai.
Dal 1982 al 1985 il piccolo Mike conquista ben 48 vittorie su 54! Non ha la grazia di altri campioni, e qualcuno dice che non ha la tecnica, dalla sua non ha nemmeno l’altezza, 1,78 cm che per un pugile è davvero poco: ma ha grinta e determinazione. La giusta aggressività. Cus D’Amato già nell’85, quando Mike ha appena 19 anni, decide che è arrivato il momento di farlo passare ai professionisti. E anche gli inizi da professionista saranno esaltanti: le sue vittorie sono repentine. Sui primi 15 incontri, 11 sono vittorie per ko al primo round! Mike è una vera furia: nella copertina di Sport Illustrated verrà definito Kid Dynamite. Purtroppo il 1985 vede anche la morte a 77 anni del suo allenatore, amico, padre adottivo, Cus.
Cus d’Amato non arriva a vedere il suo beniamino guadagnarsi l’ambito titolo: che arriverà puntuale ai suoi 20 anni, quando Tyson sconfigge il campione Trevor Berbick (noto per avere sconfitto il grande Muhammad Alì) conquistando il Word Boxing Council (WBC). E naturalmente il titolo sarà dedicato al suo caro Cus. Da questo momento in poi, fino al 1991, Mike Tyson guadagnerà un successo dietro l’altro sconfiggendo i più grandi campioni dell’epoca: James Smith, Tony Tucker, Pinklon Thomas, Tyrell Biggs, Michael Spinks, Carl Williams, Larry Holmes. Una macchina da guerra che sembra imbattibile: una furia, un peso massimo che mette paura solo a guardarlo.
DAL 1990 COMINCIA L’INESORABILE DECLINO
Come succede a molti grandi campioni che conquistano in breve tempo e con una facilità sorprendente la fama e il successo, altrettanto velocemente arriva il declino. Forse senza la guida del suo padre putativo e allenatore Cus D’Amato, Tyson diventa paradossalmente “sperduto”. Si ritrova con allenatori che non lo sanno spronare o consigliare: sono piuttosto amici che allenatori. E questo viene fuori anche nelle gare: non ci son più i ko al primo round degli avversari. Ma sarà lui a perdere dopo incontri estenuanti.
Se rincorrere il titolo diventa impresa sempre più faticosa per il pugile, non viene certo in aiuto la sua vita privata. Cosa succede se una regina di bellezza e un pugile vanno a letto insieme? Può succedere di tutto, ma Mike Tyson si ritrova accusato di stupro da Desirée Washington, appunto reginetta di bellezza. Il pugile negherà sempre, e ancora nega, dopo più di venti anni, di aver stuprato la giovane donna. Ma nel processo, seguito in tutti gli Stati Uniti e con grande eco in tutto il mondo, Tyson verrà condannato a 10 anni di carcere. Uscirà dal carcere per buona condotta già nel marzo del 1995. Se, considerato il carattere aggressivo dell’uomo, è facile considerarlo colpevole di stupro, il fatto che lui non abbia mai confessato fa davvero riflettere. Indubbiamente se fu condannato a 10 anni non si può certo considerare innocente. Ma la riflessione è che, probabilmente, uomo impetuoso e aggressivo, nemmeno si sia reso conto che stava stuprando una ragazza. Il che non lo rende meno colpevole: ma almeno inconsapevole della sua brutalità., considerando anche il suo passato di violenza e di non educazione.
NUOVI SUCCESSI PER “IRON” MIKE
L’uscita dal carcere vede Tyson conquistare nuovi e straordinari successi: nonostante i trascorsi non certo edificanti, nonostante l’uso di cocaina, le accuse di stupro, i fan hanno bisogno di un mito. E Mike Tyson rappresenta questo: un mito, un campione. Non un modello di virtù o un modello da seguire, nemmeno “puglisticamente” parlando. Ma è comunque un vincitore. Morde un orecchio a un avversario, Evander Holyfield, sputandone anche un pezzetto e verrà squalificato: e sarà nuovamente lontano dal ring per poi ritornare con alti e bassi. Guadagnerà 300 milioni di dollari, ma dichiarerà bancarotta. Scriverà un’autobiografia nel 2013, True la mia storia: da qui la risalita, il suo confessarsi pubblicamente, il suo confessare i suoi eccessi, le sue vittorie, per poter aiutare i giovani pugili a non fare la sua stessa fine. Così, forse, si potrà riscattare, quello che viene spesso definito “il peggior uomo del pianeta“.
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