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Bisogna volare basso. Con i sogni e con i paragoni pressanti. Ma...
Il ciclismo è uno degli sport più amati a livello popolare, fin dai tempi dell’Italia povera del dopoguerra quando andare a vedere i ciclisti che passavano era un rito collettivo, ognuno ha i suoi preferiti. Quindi per la classifica dei migliori di sempre ci basiamo sui freddi numeri e non dobbiamo neanche faticare, sapete che esiste la Cycling Hall of Fame? e, cosa più importante, che il processo con cui ci si entra non ha nulla di soggettivo e “politico” ? esiste una vera classifica a punti che tiene conto dei risultati nelle tre principali corse a tappe, nelle cinque grandi classiche, nelle prove su strada al Campionato del Mondo e ai Giochi Olimpici (a partire dal 1996 quando è stata aperta ai professionisti).
In testa alla classifica troviamo Eddy Merckx, questo sarà il nome meno controverso, il fortissimo ciclista belga è considerato anche da molti appassionati ed addetti ai lavori il più forte della storia. Fu soprannominato “il cannibale” tanta era la sua fame di vittorie che non lasciava niente agli avversari. Se ci limitassimo ad elencare le sue vittorie finiremmo lo spazio riservato all’articolo (non stiamo scherzando) è uno dei sei ciclisti ad aver vinto tutti e tre i grandi giri (la Vuelta solo una volta, ben cinque volte sia Tour che Giro), ha vinto un numero esagerato di classiche (ben sette Milano Sanremo e cinque Liegi-Bastogne-Liegi) e quattro campionati del mondo. Su pista ha detenuto il record dell’ora per 12 anni e ha vinto diciassette Sei Giorni. Ha realizzato l’accoppiata Giro-Tour per tre volte (unico nella storia), detiene il record di maglie gialle e maglie rosa indossate e potremmo continuare con i record. Dopo il ritiro ha intrapreso l’attività di produzione di biciclette da corsa, ma è stato anche allenatore della nazionale belga e anche in questa veste non sono mancati i successi. In Belgio è una istituzione, senza dubbio lo sportivo più popolare di sempre, onorato ancora in vita con stadi e fermate della metro a lui intitolate e persino una serie di francobolli.
Il francese Bernard Hinault ha dominato il ciclismo a cavallo tra anni ’70 e anni ’80, è uno dei sei ciclisti ad aver
vinto tutti e tre i grandi Giri, è l’unico ad averli vinti tutti almeno due volte (5 Tour, 3 Giri, 2 Vuelta), nelle classiche non ha i numeri di Merckx ma ha trionfato in una Parigi-Roubaix, due Liegi-Bastogne-Liegi e due Giri di Lombardia. Proprio alla Liegi-Bastogne-Liegi del 1980 ottenne quella che è forse la sua vittoria più mitica, la corsa fu infatti investita da una autentica bufera di neve e Hinault arrivo al traguardo da solo, in mezzo alla tormenta, con 9 minuti e 24 secondi sul secondo. Conclude il palmarès delle sue affermazioni più importanti un campionato del mondo. Ha ricevuto varie onorificenze tra cui la più importante: Cavaliere della Legion d’Onore.
Se Merckx era “il cannibale” Coppi è conosciuto dagli appassionati di ciclismo, come il Campionissimo. Coppi non solo ha vinto tanto, sia grandi giri, che classiche, che su pista detenendo il record dell’ora, ma lo ha fatto in un epoca considerata l’epoca d’oro del ciclismo, contro avversari come Bartali che nella classifica della Hall of Fame si piazza al sesto posto immediatamente dopo quelli inseriti nell’articolo. I due eventi più conosciuti della vita privata di Coppi la relazione adultera e la tragica morte sono emblematici dell’epoca in cui visse, quell’Italia del dopoguerra che pur encomiabile nella voglia di riscatto era un paese arretrato e bigotto, la relazione costò a lui e alla “Dama bianca” una condanna (pena sospesa) perché l’adulterio era reato! La morte era evitabile se i medici avessero riconosciuto la malaria e non l’avessero curata come una forte influenza o almeno avessero avuto l’umiltà di ascoltare la moglie e il fratello del ciclista francese Géminiani che era stato in Africa con Coppi che telefonarono per avvertire che gli era stata diagnosticata la malaria. Coppi trionfò in cinque Giri d’Italia e due Tour de France, tra le classiche monumento tre Milano-Sanremo, una Parigi-Roubaix e cinque Giri di Lombardia (record). Vinse il campionato del mondo su strada in un’occasione mentre su pista oltre al già ricordato record dell’ora vinse due titoli mondiali.
Sul francese Jacques Anquetil la questione non è solo quanto ha vinto, se entra in questa classifica basata sui risultati ovviamente molto, anche lui fa parte del gruppo dei sei, ma quanto avrebbe potuto vincere se avesse avuto testa da atleta oltre ad averne il fisico, infatti Anquetil visse una vita sregolata per uno sportivo, si alimentava male ed ebbe una vita privata molto movimentata. Eppure in gara dimostrò di averla la testa, fu un corridore molto tattico specializzato nelle grandi corse a tappe, mentre raccolse poco nelle classiche, per quel che riguarda le cinque classiche monumentali spicca nel suo palmarès una Liegi-Bastogne-Liegi. Tecnicamente è considerato uno dei più forti della storia a cronometro, la sua potenza fisica gli permetteva di spingere rapporti lunghissimi, improponibili per gli altri, ma non fu un velocista o un fondista e questo gli costò la possibilità di vincere un Mondiale su strada. Nei tre grandi giri trionfò cinque volte al tour, due al giro e una alla Vuelta.
Lo spagnolo Miguel Indurain è il più recente in questa carrellata dei migliori ciclisti della storia, professionista tra gli anni ’80 e ’90 le vittorie si concentrano nei primi anni ’90. Atleta vissuto in un’epoca in cui la scienza medica applicata allo sport era in grado di quantificare le straordinarie doti fisiche è leggendario per le pochissime pulsazioni a riposo (addirittura 28) e la straordinaria capacità polmonare di quasi otto litri. Tecnicamente era un passista con caratteristiche anche di scalatore (controllava benissimo le corse nelle tappe di montagna) ed era uno straordinario cronoman. In pratica nelle grandi corse a tappe gli specialisti scalatori potevano batterlo ma non staccarlo e poi li distruggeva a cronometro, questo lo portò a trionfare in due Giri e cinque Tour consecutivi. Non vinse nessuna grande classica ma trionfò nella prova a cronometro nel campionato del Mondo e anche alle Olimpiadi di Atlanta.
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I corridori che rientrano nella Top 100 della Cycling Hall of Fame sono considerati, secondo i canoni descritti, i migliori corridori di tutti i tempi.
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Il tedesco Erik Zabel è l’unico velocista tra i Top 100 ed anche l’unico della classifica a non aver mai vinto né un Campionato del mondo né un Grande Giro.