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Bisogna volare basso. Con i sogni e con i paragoni pressanti. Ma...
Quando Donald Lippincott vinse i cento metri alle Olimpiadi di Stoccolma, circa un secolo fa, stracciando il precedente record mondiale, quel tempo di 10 secondi e 6 decimi sembrò qualcosa di stupefacente. L’americano parve volare sulla pista di terra battuta, raggiungendo una velocità media di 33,9 chilometri orari. Era il 1912, e quello dei 35 km/h veniva considerato il vero limite invalicabile dell’uomo.
Usain Bolt è un atleta giamaicano velocista, nato a Trelawny il 21 agosto del 1986. È l’attuale campione del mondo dei 100 e 200 metri piani e della staffetta 4×100 metri, oltre ad essere campione olimpico delle tre discipline e ne detiene i primati mondiali conquistati ai giochi olimpici di Londra 2012 per la staffetta dei 4 x100 metri (con il tempo di 36″84) ed ai mondiali di Berlino 2009 per i 100 (con 9″58) e 200 metri piani (con 19″19).
Per la sua velocità “fulminea” è appunto soprannominato Linghtning (fulmine) Bolt. Se andiamo a scoprire la sua velocità del fulmine nero quando nel 2009 polverizzò il suo record mondiale, con quel fantascientifico (ai tempi di Lippincott) 9”58, la Iaaf rese disponibili i dati scomposti di quei 100 metri. Ebbene, Bolt corse il tratto tra i 60 e gli 80 metri della pista tedesca in appena 1 secondo e 61 centesimi. Cioè il suo contachilometri arrivò a segnare un incredibile 44,7 km/h.
Diverse polemiche sono state sollevate sul presunto uso di sostanze dopanti da parte di Bolt, viste non solo le strabilianti prestazioni dell’atleta, ma anche i straordinari tempi di recupero: tuttavia Bolt non è mai stato trovato positivo al doping e si è sempre dimostrato disponibile a concedere la possibilità di verificare che le sue vittorie sono il risultato esclusivo di un intenso allenamento.
Il segreto della velocità di Bolt risiede nella forma del suo corpo. O meglio, nelle sue spalle: perfettamente allineate alle anche ed è una caratteristica che rende il corpo di Usain più efficiente dal punto di vista energetico. Anche le braccia sono singolari: muovendosi in sincrono con le gambe aiutano l’atleta giamaicano a non perdere l’equilibrio quando corre. Questo gli ha permesso di guadagnare il record mondiale di velocità sui 100 metri (9,58 secondi).
Altro motivo è nelle falcate: 41 sono quelle con cui Bolt ha percorso i 100 metri in pista a Londra: la media è di 2,44 metri a falcata. Imbattibile: i suoi competitori stanno sulle 45/48 falcate. Come numero di medaglie eguaglia il leggendario Carl Lewis, il figlio del vento, arrivando a dieci. Bolt è però primo in questa classifica, avendo vinto 8 ori e due argenti contro gli 8 ori, un argento e un bronzo di Lewis. Il quale, a suo tempo dominava i 100 e i 200 metri come Bolt, e il salto il lungo. L’americano aveva siglato il suo miglior risultato sui 100 nel 1991 con 9″86, sui 200 nel 1993 con 19″75 e nel lungo nel 1991 con 8,87 metri.
Una ricerca texana sostiene che l’uomo potrebbe raggiungere la velocità di 65 chilometri orari, ben 20 circa in più rispetto al primato dello sprinter giamaicano. Non sono i muscoli a fare la differenza ma il tempo di contatto tra il piede e il terreno, che negli atleti è troppo breve per sprigionare tutta la forza possibile. Superando così anche Usain Bolt, che ha corso i 100 metri piani in 9,58 secondi, a una media di 37,578 km/h. Sui 200 metri, invece, con il tempo di 19,30 ottenne una media di 37,305 km/h e una velocità massima di 43,900 km/h.
Record superabile?
Stando a una ricerca, pubblicata sul Journal of Applied Phisiology, però, il suo è un primato che si può superare. L’opinione è che la velocità sia limitata dalla potenza con cui le gambe riescono a colpire la pista. I ricercatori della Southern Methodist University di Dallas hanno osservato che il fattore limitante non è la potenza muscolare in sé, ma il tempo di contatto fra il piede e il suolo durante la corsa, un fattore che migliora con l’allenamento ma anche con l’aumentare dell’altezza degli atleti. «È fondamentale il tempo di contatto tra il piede e la pista – ha spiegato Peter Weyand, coordinatore della ricerca – quindi si può agire sul modo di correre per aumentare la velocità. Inoltre abbiamo verificato che più lunghe sono le gambe maggiore è il tempo di contatto».
Durante uno sprint di Bolt ci sono più di 30 muscoli per gamba impegnati nella corsa. E questi muscoli, nel caso di Bolt, sono composti per il 90% di fibre a contrazione veloce, che lo rendono forte, scattante ed un vero fulmine. È una peculiarità dei corridori avere questo genere di fibre che si attivano immediatamente, sviluppano subito una forza incredibile, ma non sono adatte a lavorare a lungo: i velocisti mediamente arrivano al massimo all’80%, mentre rmalmente si arriva ad una percentuale più o meno simile di fibre lente e veloci: 50%, mentre Bolt arriva al 90% e tenuto conto che la composizione delle fibre muscolari è genetica, si può dire che sia nato per correre e con velocità incredibile, oltre i 40 km orari.
Solo l’8% della potenza di Usain Bolt durante la corsa è utilizzata per il movimento, mentre il resto se ne va per vincere la resistenza dell’aria. E’ quanto ha scoperto uno studio pubblicato dall’European Journal of Physics della National Autonomous University of Mexico: i ricercatori hanno studiato la finale dei 100 in cui Bolt ha fatto segnare il record del mondo con 9 secondi e 58 decimi (12,2 metri al secondo), elaborando un’equazione in grado di descrivere il moto dell’atleta. Dai calcoli è emerso che la massima potenza è stata sviluppata dall’atleta ad appena un secondo dalla partenza, quando era ancora a metà della sua velocità massima, nel tentativo appunto di vincere l’attrito con l’aria. L’equazione ha permesso anche di stabilire, tenendo conto delle dimensioni e del peso di Bolt, oltre che delle caratteristiche ambientali al momento della corsa, che il corpo del velocista è addirittura meno aerodinamico rispetto alla media.
L’allenatore nazionale Jacques Piasenta mette in risalto il particolare lavoro muscolare svolto da Bolt sotto la guida del suo allenatore Glenn Mills che è basato più sullo sviluppo delle capacità neuromuscolari che non della forza. Secondo Renaud Longuèvre, allenatore di Ladji Doucouré se Bolt corresse i 100 metri a 2000 metri di altitudine, con un vento alle spalle regolare di 2 metri potrebbe ottenere un crono straordinario di 9.40! Davvero un fulmine.
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