Hyeon Chung, il ragazzotto coreano che ha demolito Djokovic e che ringrazia l’oculista
Bisogna volare basso. Con i sogni e con i paragoni pressanti. Ma...
Eravamo fermi al doping individuale; poi a quello di squadra; poi a quello per club; alla fine eccolo, il più grande di tutti i tempi: quello di stato!
Solo, pensarci è cosa allucinante, vedere un presidente che saluta gli atleti – tutti palestrati e gonfiati a dovere – dare la mano loro in segno di : bene staree come adire: “Bravi adesso siete dopati a dovere, possiamo anche batterli tutti”.
A questo punto non resta che non essere né della Roma né della Lazio; né dell’Italia ne della Russia… e guardare e raccontare lo sport divertendosi, in modo serio e mezzo satirico e leggermente alchemico (se si può dire). Con il giusto distacco: giusto per non vomitare!
Essere d’accordo stato e atleti su tutto: strategia dopante, analisi – precotte; provette già pisciate. Nel tempo non si è mai potuta fare una sfida a uova sode e pancetta, per vedere se le motivazioni, l’intelligenza emotiva, cognitiva, la fatica, l’allenamento; avessero la meglio su tutto ciò che è artificiale e sintetico.
Guardare lo stato incriminato e l’oggetto in questione, e il soggetto (Putin) viene veramente tutto a galla dal KGB alle morti sospette per avvelenamento, all’avvelenamento ambientale a quello dello sport in generale a tutta una serie di strategie per battere l’avversario, portare a casa un pezzo di latta…e conquistare il mondo.
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