Le eterne seconde

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Updated: Giugno 8, 2017

La serata di Cardiff ha lasciato negli juventini un senso di profonda amarezza per due ragioni. La prima, più che comprensibile, è che tutto faceva pensare che questa sarebbe stata la stagione adatta per chiudere un cerchio. Se due anni fa la finale contro il Barça delle meraviglie poteva apparire proibitiva sin dalla vigilia, lo stesso non si può dire di un Real Madrid sicuramente molto forte ma non invulnerabile.  Buffon e la ciliegina sulla torta, la miglior difesa della Champions, la tanto osannata “H&B”.. argomenti che si sono sgretolati in un secondo tempo in cui gli spagnoli hanno viaggiato a una velocità e con una qualità nettamente superiore alla squadra di Allegri.
La seconda ragione, storicamente più impegnativa, riguarda la maledizione delle finali e un complesso che ormai sta diventando di proporzioni incontrollabili: 9 giocate e soltanto 2 vinte. Numeri che sembrano evocare un’ “ingiustizia divina” che tende a colpire una formazione le cui rare affermazioni europee sono troppo lontane dal dominio assoluto dimostrato tra i confini della penisola. Sfortuna, destino, karma.. diamo il nome che vogliamo a un corso degli eventi che ci rifiutiamo di considerare “casuale”: qualcosa di storto è andato anche nella testa dei calciatori che, in diversi periodi storici, hanno perso ben cinque appuntamenti consecutivi (1997-1998-2003-2015-2017).
Situazione forse ancora più drammatica (sportivamente parlando) è quella della Roma in serie A, tre volte Campione d’Italia e “medaglia d’argento” in ben quattordici occasioni, numeri da capogiro se confrontati con gli Scudetti in bacheca. Una storia molto simile a quella dei bianconeri in “formato continentale”. Le due squadre vivono una condizione parallela: la Juve in Europa e la Roma in Italia vengono infatti considerate delle big sia per valori tecnici che per un prestigio conquistato grazie a una competitività confermata nel lungo periodo. I titoli vinti tuttavia non sono all’altezza della propria reputazione: occorre superare l’ultimo scalino, il più difficile, per consacrarsi definitivamente e non essere ricordate come le “migliori perdenti”. Come eterne seconde.

M.C.

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